Casa di preghiera “Rete di pesca”

Da Camparmò

Così siamo soliti chiamare le nostre case di preghiera: Reti di pesca.

Questa intuizione, dono dello Spirito Santo, viene dal nostro padre fondatore, Ricardo Argañaraz, il quale, comprese che la casa dove la famiglia abita, può diventare il luogo dell’incontro con Gesù Vivo-Salvatore, per le persone che ancora non l’hanno incontrato nella loro vita. Essa diviene così una ‘rete di pesca’ che raccoglie nel suo grembo accogliente e comunitario coloro che sono stati invitati a pregare. Nella Koinonia Giovanni Battista le case di preghiera sono ormai diffuse in tutto il mondo e costituiscono un segno profetico dei nuovi tempi nei quali il Vangelo della nostra salvezza si fa ‘carne’ nelle case dei cristiani; un Vangelo però non prima di tutto ‘meditato’ ma ‘testimoniato’ da coloro che hanno incontrato Gesù.

L’incontro settimanale della casa di preghiera è breve ma incisivo, gioioso e animato, con al centro l’annuncio della Parola di Dio unita alla testimonianza di vita, testimonianza di salvezza che diventa proposta di incontro con Gesù, presente tra i Suoi.

Recentemente, mentre leggevo la Lettera pastorale alla Diocesi di Vicenza per questo anno pastorale del vescovo mons. Beniamino Pizziol dal titolo: Che cosa cercate? (Gv 1,38), i miei occhi si sono soffermati proprio lì dove viene commentato il passo tratto dal vangelo di Giovanni 1,10-12a:

«Uno dei due che avevano udito le parole di Giovanni e lo avevano seguito, era Andrea, fratello di Simon Pietro. Egli incontrò per primo suo fratello Simone e gli disse: “Abbiamo trovato il Messia” – che si traduce Cristo – e lo condusse da Gesù».

Il vescovo così attualizza il testo evangelico:

A volte ci possono essere comunicazioni di fede che semplicemente passano sopra la testa e non scaldano il cuore. Similmente capitano eventi cruciali che però non vengono compresi nella loro portata esistenziale. Quante istruzioni religiose può avere ascoltato un giovane in parrocchia, nel gruppo, o nelle lezioni di religione a scuola, senza percepirne il risvolto personale! «Ascoltare coloro che raccontano di Gesù non è sufficiente: essere discepoli significa fare le proprie esperienze di Gesù. Occorre guardare in prima persona, il che non può essere demandato a nessun altro» (A. GRÜN, Gesù porta della vita. Il Vangelo di Giovanni, Queriniana, Brescia 2003, p.42). Come creare spazi perché i giovani possano «incontrare», entrare in contatto con Cristo e non solo sentire parlare di lui? L’annuncio del Vangelo può e deve entrare nel mondo giovanile mediante il “passa parola”: giovani che invitano altri giovani all’incontro personale con Cristo.

Ecco ciò che avviene proprio attraverso le case di preghiera: entrare in contatto personale con Cristo!

La casa di preghiera: luogo dell’incontro che salva!

p. Sandro Bocchin

Articolo tratto dalla rivista periodica della Koinonia “il KeKaKò”