Due ali per contemplare la verità: la fede e la ragione

La formazione koinonica alle Università Pontificie

“La fede e la ragione sono come le due ali con le quali lo spirito umano
s’innalza verso la contemplazione della verità”.

È con queste parole che si apre l’enciclica Fides et ratio di Giovanni Paolo II. Sono parole che ci indicano ancora oggi la via da percorrere. Fede e ragione sono due ali, entrambe necessarie per poter contemplare la verità. Non solo dunque la fede che ci apre alla fiducia in Dio, ma anche la ragione che ci rende capaci di presentare e sostenere le “ragioni” di questa fiducia.
Se ci curiamo solo della fede, il rischio è giungere ad un fanatismo religioso, ad un fideismo irrazionale che ci fa dimenticare la bellezza della vita umana e ci rende incapaci di vedere le bellezze del creato; se abbiamo a cuore solo la formazione razionale, la fede diventa arida e astratta, una fede lontana dai problemi che solamente intontisce la nostra esistenza.
In realtà fede e ragione ci rendono capaci di essere felicemente uomini, signori del creato e amanti della vita, capaci di scorgere la presenza di Dio al nostro fianco anche nelle più tristi condizioni.
Fede e ragione unite insieme rendono il nostro agire più spedito e ardito. Ecco perché più che mai oggi bisogna avere il coraggio di unire fede e ragione.
Entrambe devono essere alimentate per poter rispondere alle sfide di oggi; la ragione con la filosofia, che ci insegna a ragionare, la fede con la teologia che ci aiuta ad affidarci a ciò che ci è stato rivelato. Infatti la filosofia ci fa intuire il legame profondo che lega ogni cosa, la teologia invece ci dona il gusto di sentire la mano provvidente e amorosa di Dio. Oserei dire che con la filosofia si vede, con la teologia si sente. E quando si uniscono l’uomo corre verso la libertà. É come avere un’automobile, la teologia, che ha dei buoni pneumatici, la filosofia; il risultato è che si può correre in ogni circuito della vita. La Chiesa lo sa e per questo gelosamente invita affinché i suoi figli, in particolare coloro che vivono per il vangelo, custodiscano la loro formazione.
Questa è anche la sfida della Koinonia, che, a partire dal fondatore padre Ricardo Argañaraz, non vuole lasciare nulla di intentato perché i nostri giovani siano ben formati.
Molti problemi sono generati da una cattiva formazione, sia intellettuale che esistenziale. Ecco che urge una formazione, ma una formazione che sia nello stile kekako.

Che significa “stile kekako”?

Significa una formazione unitaria dove non si apprendono solo delle nozioni, ma si creano stili di vita fondati sull’incontro con Gesù alimentato dalla preghiera personale e comunitaria (kerigma), sull’apertura allo Spirito Santo che ci fa gustare la bellezza di essere figli (karisma) e sull’aspetto comunitario, il formarsi insieme (koinonia). Questo è ciò che ci contraddistingue.
Quindi non si apprende qualcosa, ma si vive la sequela evangelica in tutto il nostro essere, mente e cuore, per diventare testimoni della resurrezione.
Attualmente gli studenti che frequentano le università pontificie di filosofia e teologia sono 19, provenienti da varie nazioni. Italiani, cechi, slovacchi, polacchi, messicani, indiani e africani vivono questa esperienza formativa: insieme pregano, insieme studiano, insieme condividono e insieme testimoniano la bellezza di credere in Gesù.
La formazione filosofica si svolge presso la Pontificia Università Urbaniana, mentre quella teologica alla Pontificia Facoltà Teologica Marianum.

Perché la scelta delle Università Pontificie?

Per rispondere alle esigenze di una formazione che sia radicata nella fede in un contesto veramente cattolico, universale, attenta alle sfide e provocazioni della contemporaneità. Non si studia infatti chiusi in un eremo, ma a contatto con la vivacità della Chiesa universale dove si mescolano culture, lingue e tradizioni diverse ma tutte segnate dal seme vivo della fede in Gesù.
Studiare filosofia e teologia insieme a Roma è per i nostri fratelli e le nostre sorelle un dono di cui siamo debitori al Signore e a tutti voi.

Cristina Vanuzzo

Articolo tratto dalla rivista periodica della Koinonia “il KeKaKò”