Perchè sono in una comunità carismatica?

Quale vocazione oggi? La testimonianza di Giacomo

Era l’anno 1995, quando una nostra parente si ammalò gravemente e per i medici non c’era modo di curarla. A causa di questo male incontrammo la comunità di Camparmò. Sapevamo solo che era una comunità di consacrati che in modo particolare pregava e intercedeva per gli ammalati.
Da allora sono passati più di vent’anni e quando mi volto indietro posso riconoscere la mano del Signore che mi ha guidato passo dopo passo.
Mi chiamo Giacomo Bergamin, consacrato e sacerdote della Koinonia Giovanni Battista, e all’epoca dei fatti ero un giovane ragazzo di appena 17 anni, cresciuto fino ad allora in una bella famiglia cristiana, educato nel timore di Dio e all’abitudine della preghiera.

In queste circostanze partecipai credo ad un paio di incontri a Camparmò. Ammetto che, da subito, rimasi colpito per il modo in cui l’assemblea pregava, tipico dei carismatici, liberamente, spontaneamente, senza particolari canoni, ma con semplicità e di tutto cuore. Nel frattempo la malattia fece il suo decorso e nonostante le preghiere della comunità e dei familiari il Signore decise di portarsi via questa nostra parente.

Malgrado la delusione, il Signore aveva in qualche modo fatto breccia nel mio cuore e ancor più in alcuni miei familiari. In particolare, mia sorella Marina, iniziò a frequentare una casa di preghiera. Dopo lunga insistenza, accolsi il suo invito a partecipare ad uno di questi incontri. In questa nuova occasione ciò che più mi toccò fu il modo in cui venni accolto e coinvolto. Nessuno di quei giovani mi conosceva ed io non avevo fatto niente per loro, eppure mi accolsero con tanta festa e gioia come fossi stato loro amico da tempo.

Fu per me una forte esperienza dell’amore gratuito di Gesù, e attraverso quei sorrisi, abbracci e quella gioiosa accoglienza il Signore mi disse quanto mi amava così com’ero.

Fino a quel momento la vita e il mondo mi avevano insegnato che niente è gratuito, ma quella sera Gesù mi aveva aperto gli occhi. Da quel giorno non mancai più ad un incontro di casa di preghiera e anzi, pian piano, mi lasciai condurre da questo nuovo fiume dello Spirito dove il Signore mi aveva immesso.

Ciò che fino ad oggi mi ha fortemente tenuto legato alla Koinonia è l’esperienza di dipendenza dal Signore. Il continuo affidarsi della comunità alla sua mano provvidente fin dalle più piccole cose, conferma nel mio cuore che questo è il posto che il Signore aveva preparato per me da sempre. Così, come Gesù insegnò ai primi discepoli attorno al lago di Tiberiade a dipendere da lui, allo stesso modo, oggi, è la Koinonia che mi insegna a riporre tutta la mia fiducia nelle Sue mani.

Giacomo Bergamin

Articolo tratto dalla rivista periodica della Koinonia “il KeKaKò”