Qual è ancora oggi il senso dei tre voti?

Quale vocazione oggi? …viviamo per amare e nell’amore incontriamo Dio…

Parlare oggi di impegni e magari per tutta la vita, sembra anacronistico, o per lo meno inusuale. Ciò è dovuto a molteplici fattori sociali e ideologici che percorrono la nostra atmosfera di vita quasi fosse un’aria che respiriamo: il fast food è ormai di moda, il cambio anche delle relazioni amicali, il loro naufragio, in fondo risentono di una impostazione di vita dove la salvaguardia dei propri diritti, delle proprie esigenze, della propria libertà regna sovrana. In tal modo viene leso il cuore dell’uomo che pulsa non solo per elargire il sangue a tutto il corpo ma soprattutto per amare.

In gioco è l’amore che è la realtà più grande e definitiva della nostra vita: viviamo per amare e nell’amore incontriamo Dio.
Questa premessa era necessaria per parlare di voti, o impegni di vita consacrata, in quanto in gioco è precisamente l’amore. Amare significa legarsi, stringere un vincolo che vuole rimanere nel tempo. La permanenza dell’amore in fondo ne rivela l’autentica natura: chi ama lo vuole fare per sempre!

I tre voti sono l’espressione concreta del legame d’amore con il Signore Gesù e con la comunità-Chiesa.

Ma perché proprio tre e questi tre, povertà, ubbidienza e castità?

Innanzitutto chiariamo come vengono intesi nella nostra comunità per dare risposta anche alla domanda.
– Povertà viene intesa non primariamente come il non avere ma il non gestire i beni da soli e in una costante disponibilità al dare.
– Ubbidienza si preferisce chiamarla docilità in quanto non richiama tanto l’esecuzione di un comando ricevuto, quanto un’attitudine della volontà che è aperta, disponibile a seguire le indicazioni ricevute.
– Castità si preferisce chiamarla verginità in quanto il termine castità fa riferimento a un comportamento di custodia della sessualità, invece la verginità è amore esclusivo e totale per il Signore Gesù che include la castità.

Questi tre impegni fanno riferimento a ciò che noi siamo nel più profondo delle esigenze di vita: la povertà si riferisce a tutta la realtà materiale necessaria per vivere; la docilità si riferisce alla nostra stessa libertà di autodeterminazione; la verginità all’amore.

Il loro valore allora dove risiede? Nella loro origine e nel loro orientamento.

L’origine dei tre voti è divina: lo Spirito Santo suscita nel cuore la risposta d’amore a Gesù che orienta la persona a offrire se stesso all’Amato nella piena fiducia che nell’unione con Lui, sempre più piena, consiste la perfetta realizzazione della propria persona. Ecco che allora offre il prezioso dono di tutto ciò che materialmente serve per vivere, per dipendere da Lui e vivere nella libertà dall’attaccamento alle cose.

Poi, per fare della Sua volontà la priorità d’amore, offre il preziosissimo dono della libertà legandola a quella dei fratelli convinto che attraverso di loro potrà, non tanto comprendere, ma fare la Volontà di Dio.

L’amore per Gesù, infine, reclama una donazione completa del cuore che, nel caso del dono della verginità, si esprime nell’immolare il preziosissimo dono del matrimonio per unirsi cuore a cuore con Lui amato in modo esclusivo, totale, perpetuo.

Da quanto detto si comprende da soli che i voti sono una realtà che non tramonterà mai, che hanno il loro perenne valore e quindi il loro senso. Naturalmente il presupposto rimane sempre la fede, essi vivono nella dimensione della fede, sorgono dal dono di Dio, si alimentano della vita nello Spirito, e crescono nel tessuto ecclesiale che è la comunità dei redenti in mezzo ai quali è presente Gesù vivo sotto l’azione dello Spirito Santo.
Mi piace considerare i tre voti come una centrale di energia umana e spirituale che continuamente eroga potenza di Dio per la diffusione del Regno dei Cieli: una benedizione per ogni uomo. Dimenticavo di indicare anche l’orientamento dei tre voti. Esso è il Cielo, è Dio stesso.

La povertà rivela che non possiedo nulla su questa terra che sia mio: tutto è donato e tutto passerà. La docilità rivela che è la Volontà di Dio che rimane per sempre. La verginità rivela che alla fine l’amore ha una sorgente e un termine che è Dio stesso, e come da Lui siamo usciti a Lui tutti ritorneremo.

Allora i voti lungi dal costituire una privazione masochista, sono segno della presenza del regno di Dio; segno di maturità nell’amore; garanzia di fedeltà; mezzo di crescita umana e cristiana; espressione di autentica fede e di appartenenza al Corpo di Cristo; necessità dell’Amore.

Sandro Bocchin

Articolo tratto dalla rivista periodica della Koinonia “il KeKaKò”