Quale futuro ti attendi?

Rispondono i giovani

SOGNO DI FARE LA STESSA ESPERIENZA DI GESÙ

Per rispondere a questa domanda difficile prenderei in mano una tavolozza piena di colori e, pensando al futuro, vorrei che fosse come i miei sogni: un futuro grandioso, che attira, vivace, affascinante! Tutti noi giovani ci prefiggiamo di raggiungerlo e viverlo così, anzi, più lontano ci appare, più ci affascina! Nel momento in cui si avvicinano le scelte importanti della nostra vita, non nascondo che tutto si fa più complicato perché condizionati dalla paura di fare la scelta sbagliata.
Io sono Federica, ho 18 anni e sto per concludere il liceo classico: mi trovo davanti a una scelta importante della mia vita, che sicuramente condizionerà il mio futuro. Tavolozza alla mano, se dovessi stilare un quadro del mio futuro, guarderei il mio cuore: quanti desideri, quanti sogni, misti anche a preoccupazioni, ma c’è in me una certezza: non sono sola! Ecco che allora il quadro del mio futuro meravigliosamente si colora perché, da quando ho incontrato Gesù come una persona viva, non sono più sola e ogni scelta della mia vita, la faccio insieme con Lui! Non è incoscienza, ma è camminare sulle promesse! E camminando, anche la paura svanisce, si colora di nuovi orizzonti e possibilità. Un sogno concreto che c’è nel mio cuore e che davvero mi affascina è il poliglottismo, questa capacità di saper parlare tante lingue e di interagire con diverse culture, caratteristica, tra l’altro, della comunità, che varcando le soglie delle diversità fa di noi un popolo! Tutto questo ha un fondamento che ci accomuna: la stessa esperienza di Gesù! Su queste fondamenta voglio sognare il mio futuro, perché sia affascinante, sorprendente, perché si realizzino le promesse che Lui ha fatto per la mia vita, per vedere i sogni che si realizzano! In fondo al mio cuore c’è una certezza: ho affidato la mia vita a Gesù, il mio futuro è nelle sue mani e Lui è con me in ogni scelta della mia vita!

Federica Caleca

LA PRESENZA DEL SIGNORE MI ACCOMPAGNERÀ SEMPRE

Filippo, Roma, 32 anni. Ho avuto la fortuna di poter fare tante esperienze nella mia “giovane” vita: una famiglia unita e stupenda, varie imprese lavorative, importanti situazioni politiche e, non per ultima, la chiamata del Signore quel 19 di agosto del 2015 che mi ha portato a fare la scelta di dire di “Sì” alla comunità interna. Da poco, dopo due anni di comunità interna, ho scelto di tornare nel mondo: questo fa parte del mio ingombrante e non troppo leggero bagaglio di vita.
Se penso al futuro mi viene in mente una salita. Il bello della salita è che con fatica sali, sì, ma sicuramente, anche se di solo un passo, sei più in alto rispetto alla situazione precedente. E mano a mano che sali vedi sempre meglio quello che è stato ma soprattutto dove andrai. Questo ti dà forza di andare avanti nonostante le difficoltà.
Inoltre sai che, anche se ti porti dietro un bagaglio pesante, non lo porti da solo: c’è la tua comunità, la tua famiglia allargata, che ti sostiene e ti ama.
Come sarà il mio futuro? Sarà ricco della presenza del Signore, della presenza di amici e di nuove opportunità, e questo solo grazie alla Koinonia Giovanni Battista.

Filippo Lombardi

DA QUANDO CAMMINO CON DIO NON MI SENTO PIÙ SOLA

Domanda difficile ma perfetta per questo mio periodo. Ciao, sono Annachiara, ho 25 anni e da poco mi sono trasferita a Roma. Molte volte mi sono chiesta cosa mi attendo dal futuro e molte volte ho fatto questa domanda al Signore. Ho stravolto la mia quotidianità, la mia famiglia, i miei amici e parlato tanto con il Signore per rispondere a questa domanda e devo ancora trovare la “giusta” risposta. Quando si pensa al futuro, il più delle volte si vede paura, incertezza e un grande punto di domanda. Ma da quando cammino con il Signore non è più così. Ho consapevolezza che entrambi abbiamo un grande progetto per me e affidandomi a Lui so che si realizzerà. Dal futuro mi attendo di portare sempre del bene perché, come ci ha insegnato il nostro grande Maestro, il “bene genera sempre del bene”.

Annachiara Pizzeghello

Articolo tratto dalla rivista periodica della Koinonia “il KeKaKò”