Se davvero mi chiami, fai qualcosa o Signore!

Quale vocazione oggi? La testimonianza di Miscia

Quando ho incontrato il Signore Gesù vivo, da subito mi tornava in mente il pensiero se anch’io fossi chiamata a vivere nella verginità per il Regno dei cieli. Una domanda lecita che nasceva da un fuoco che il Signore aveva acceso dentro di me: amavo Gesù con tutta me stessa e volevo vivere per il suo vangelo. Nello stesso tempo però sentivo il desiderio di avere una propria famiglia, un buon marito, tanti bambini e come sposa e madre poter servire nell’evangelizzazione.

Nel 2009 ero presente al Congresso Internazionale a Praga. Furono bellissimi giorni intensi e carichi si spiritualità. Ad un certo punto quando si pregò per coloro che volevano seguire il Signore nella verginità per il Regno dei cieli, sentii nel mio cuore che il Signore chiamava proprio me.

Non ci credevo! Era impossibile, ero felicemente fidanzata e stavo facendo i passi verso il matrimonio.

Scoppiò una lotta dentro di me: da una parte il mio desiderio naturale e la mia relazione di fidanzamento e dall’altra un fuoco che mi spingeva a rispondere a questo impulso ad una nuova vita. Cosa fare, cosa pensare, cosa rispondere… Tutto succedeva in pochi attimi, come un forte, improvviso ed inaspettato temporale. Ricordo che dissi al Signore:

“Se davvero mi chiami, fai qualcosa Tu, perché io non sono capace di abbandonare il mio progetto, il mio fidanzato”.

Ritornai a casa e appena incontrai il mio fidanzato, senza che gli dicessi nulla, mi comunicò che era meglio terminare la relazione tra noi due. Fu un colpo duro, tanto forte, improvviso ed inaspettato come il tocco del Signore. Mi ricordai della mia preghiera.
Invece di ringraziare il Signore e di aggrapparmi finalmente a Lui, mi ribellai e mi chiusi alla sua presenza ed alla chiamata. Per me tutto era troppo veloce, ero ancora innamorata e volevo stare con il mio ragazzo che oramai se n’era andato e non avrebbe fatto mai più ritorno. Passò del tempo e smisi di illudermi, ma rimanevo chiusa e infastidita della chiamata. Stavo male ed i sentimenti facevano da padrone.
Ad aumentare la confusione, o per meglio dire, il mio dolore e la mia stizza, contribuirono alcuni fratelli che mi assicuravano che non ero chiamata, altri invece il contrario.

Chi ascoltare?

Aumentavano i dubbi non solo sulla volontà del Signore per la mia vita, ma si indeboliva la mia fiducia nel Signore e nel suo amore. Ora capisco che in realtà avevo paura che mi dicessero la verità sulla mia chiamata e quindi mi tenevo lontano da coloro che mi confermavano nella verginità. Chiedevo aiuto a Dio, ma avevo paura della sua risposta e la pace già non risiedeva nel mio cuore finché un giorno andai dal mio pastore, p. Francesco, e gli raccontai tutto l’accaduto. Capì subito cosa stavo vivendo e ciò che lo Spirito stava facendo nel mio cuore.

Non mi diede una risposta, come facevano tutti gli altri, ma mi aiutò a vincere la paura ad ascoltare la voce del Signore. Mi consigliò di donare un anno della mia vita al Signore, di non cercare nessuno, di dedicare il tempo alla preghiera, studiare e lavorare nella certezza che il Signore avrebbe mostrato la sua volontà. Mi aprì alla fiducia. E così feci!
Fu un periodo pieno di benedizioni, sia nel lavoro che all’università, fino a toccare la mia famiglia.

Prima che l’anno finisse accolsi l’offerta di andare ad aiutare la comunità in Israele. Furono mesi dove potei con tranquillità e continuità vivere fianco a fianco nella quotidianità con i consacrati: pregare con loro, gioire con loro, aiutarli ed ascoltare le loro testimonianze mi toccavano tanto.

Poco a poco scoprivo che questa era la mia vera famiglia, ritrovavo quella serenità e fiducia di cui avevo bisogno.

E una sera, il giovedì 7 aprile, ho detto “sì” al Signore, al Suo progetto con la mia vita.

Ancora una volta in modo forte, improvviso ed inaspettato è ritornata la pace e la gioia ancora più forte di quanto potrei esprimere a parole. Ero molto felice, sono molto felice, perché ho accolto il tesoro più prezioso.

Miscia Polívková

Articolo tratto dalla rivista periodica della Koinonia “il KeKaKò”