Sempre feconde perché chiamate a dare frutto!

Ho sempre considerato la mia Koinonia Giovanni Battista un unico popolo costituito da uomini e donne, da giovani e bambini, da sposati e consacrati, senza distinzioni particolari di stato. E poi ciò che è decisivo, come diceva lo slogan del Congresso nel 2009, è un popolo in cammino cioè non è statico e passivo, ma è attivo e partecipativo. Ognuno e tutti insieme alla fine contribuiamo per creare e formare un unico popolo di Dio pronto ad uscire per evangelizzare nella potenza dello Spirito ricevuto.

Essere in cammino significa procedere portando avanti il progetto del Signore, un progetto in fieri, che si sta ancora rivelando e sviluppando secondo la nostra disponibilità e apertura. La nostra esperienza di quasi 40 anni di cammino insieme ci fa constatare che siamo un corpo vivo e presente, che agisce nel mondo e la sua pienezza inizia proprio dalla partecipazione alla missione di ogni singolo membro e tutto il popolo insieme, senza sottolineare alcune presenze più e altre meno. Solo insieme nelle rispettive differenze possiamo presentare il vero volto della Chiesa d’oggi, e la Koinonia è testimone proprio di questo: uniti nella chiamata, un popolo che vuol camminare insieme, legato e forte della speranza.

E noi, donne, in questo progetto abbiamo una parte importante, insostituibile ed unica da svolgere. Facendo parte integrante del popolo di Dio, non dobbiamo combattere per i nostri diritti, né forzare o cercare di imporre la nostra posizione o voler essere a tutti i costi notate, ma essere coscienti della chiamata ricevuta, che ci valorizza davvero e ci fa sentire amate e accolte.

In che modo possiamo contribuire a quest’opera della nuova evangelizzazione che la Koinonia vuole realizzare? Soprattutto nell’essere sorelle, amiche, mogli, madri, evangelizzatrici secondo la chiamata ricevuta, con tutto quello che abbiamo, dedicandoci e consacrandoci allo stare insieme e nel partecipare pienamente alla vita della comunità. Quindi anche noi facciamo parte di questo meraviglioso progetto del Signore, con lo stesso spessore, con le stesse responsabilità e altrettanto impegno per poter realizzare la nostra vocazione diffondendo il profumo della Sua conoscenza nel mondo intero (2 Cor 2, 14).

Dobbiamo essere donne felici, perché amate e chiamate dal Signore a portare frutto, per vivere nella fecondità secondo il proprio stato di vita, secondo i talenti ricevuti. E come Koinonia dobbiamo portare nel mondo, dovunque il Signore ci chiami, il nostro proprium, cioè il nostro essere un popolo unito, compatto, chiamato ad annunziare e a profetizzare il futuro già nel presente.

Iwona Sulek

Articolo tratto dalla rivista periodica della Koinonia “il KeKaKò”