Sono stata chiamata a questa comunità

Dalla Repubblica Ceca la testimonianza di Marta Kilianova

Robert Hetzyg: Marta, quest’intervista non ci sarebbe, se tu fossi membro di un ordine classico o di una semplice congregazione, perché vorrei parlare del ruolo della donna nella nostra comunità. Prima però, per cominciare, vorrei domandarti se è bene che la nostra comunità sia di carattere misto, cioè che nella comunità di vita consacrata ci siano fratelli e sorelle.
Marta Kilianova: Non posso dire se sia bene o no, perché ogni comunità religiosa ha il suo carisma, la Koinonia è nata mista, quindi l’essere mista è un suo carattere fondativo, che si deve accogliere in quanto tale. Non è questione che piaccia o meno, il fatto è che la comunità è nata così e così deve rimanere.

Robert: Ma per te personalmente?
Marta: Io sono stata chiamata a questa comunità, e il fatto che sia mista mi fa molto piacere. Penso che sia un bene, parlando in ambito generale. Infatti l’essere misti mostra la ricchezza della vita consacrata e la complementarietà nel suo aspetto femminile e maschile. Nello stesso tempo è un segno che valorizza l’aspetto umano, dove uomini e donne possono vivere assieme la stessa chiamata a seguire il Signore nella verginità.

Robert: La nostra comunità è un posto favorevole per le donne? Ti senti a tuo agio?
Marta: Essendo mista vuol dire che ci sono anche le sorelle e mi sembra che le sorelle abbiano un ruolo fondamentale e paritario rispetto ai fratelli, ognuno nella sua specificità. Quindi è un posto dove la donna si può realizzare come donna, infatti non siamo messe accanto ai fratelli per dei servizi, ma siamo corresponsabili della vita comunitaria e della missione. Penso che questo sia in linea con le indicazioni magisteriali contemporanee. Personalmente mi trovo molto a mio agio, e mi sento come in una famiglia naturale, non sarebbe così se la comunità fosse solo maschile o femminile.

Robert: Chi è allora e quale ruolo svolge una sorella nella nostra comunità? In che cosa è insostituibile secondo te?
Marta: Una sorella nella nostra comunità ha le stesse mansioni di un fratello. Certamente ci sono compiti più adatti ai fratelli e altri alle sorelle per vari motivi, anche storici e culturali. A livello di ministero ci sono alcuni carismi che sono tipici dei fratelli, quali il sacerdozio, ma comunque questo non fa nessuna differenza riguardo la vita comunitaria, dove abbiamo delle sorelle con uguali compiti di responsabilità, quali il pastore e la direzione di alcuni ministeri. La sorella è insostituibile in quanto sorella, perché porta quella gioia e quella bellezza tipica femminile. La sorella è come se fosse una nota di creatività e di unità all’interno della comunità. Bellezza, creatività, accoglienza ed unità sono le quattro note che contraddistinguono la presenza femminile nella comunità.

Robert: Sentendoti valorizzare il fatto di essere misti, mi viene da domandarti, in che cosa le sorelle abbiano bisogno dei fratelli?
Marta: Essendo la nostra comunità mista, ci completiamo a vicenda. Questo significa che senza l’altra parte non siamo completi e quindi abbiamo bisogno gli uni degli altri. Come sorelle abbiamo bisogno dei fratelli che ci aiutano a relativizzare le problematiche e ad andare all’essenziale. Credo che la presenza maschile ci aiuti ad essere più attente agli scopi fondamentali e a non perderci in cose secondarie. Se le sorelle danno questa nota di creatività, i fratelli danno la visione a questa creatività; usando un’immagine oserei dire che le sorelle sono come una freccia lanciata mentre i fratelli aiutano la freccia ad andare dritta all’obiettivo.

Robert: Hai avuto esperienza della vita religiosa. Potresti descrivere eventuali differenze nel modo di vivere la tua vita consacrata in una comunità femminile e in una mista?
Marta: Ho vissuto per più di due anni nel monastero di clausura delle trappiste, con le quali ho ancora un buon rapporto di stima, anche loro stesse sono contente che io viva nella Koinonia Giovanni Battista. Eravamo tutte donne il cui centro era la preghiera liturgica fatta assieme; si viveva, si pregava, si lavorava sempre insieme. Nella Koinonia ho trovato lo stesso spirito comunitario, ma con una nota in più: ci sono i fratelli e la loro presenza trasforma la comunità religiosa in una famiglia. La differenza è che una comunità solo femminile è una famiglia costruita, noi invece siamo quasi una “famiglia naturale”, e quindi le relazioni sono più libere e spontanee.

Robert: Che valore ha per te la cosiddetta “autorealizzazione” e nella nostra comunità ti sembra utile e possibile?
Marta: Mi domando se il termine “autorealizzazione”, così come si intende, non sia stato caricato di un significato mondano. Cosa vuol dire autorealizzarsi? Qui bisogna avere il coraggio di essere radicali. Autorealizzazione significa dare la vita per i propri fratelli e, come per Giovanni Battista, “l’altro deve crescere ed io diminuire”, questa è la vera autorealizzazione. La mia autorealizzazione è vivere come sorella nella comunità e fare di tutto perché la comunità possa essere una vera Koinonia. Le varie autorealizzazioni personali sono utili se aiutano a questo, altrimenti sono dannose, molto dannose. Qui dobbiamo essere esigenti con noi stessi e veritieri.

Robert: E infine: chi vorresti essere nella comunità?
Marta: Una sorella, sempre e solo una sorella, amica delle sorelle e dei fratelli.

Robert Hetzyg

CHI È:

Marta Kilianova nata a Brno, Repubblica Ceca e cresciuta in una famiglia cattolica. Verso la fine del regime comunista, ha potuto vivere sulla propria pelle cosa significasse essere discriminati a causa della fede. Dopo aver studiato come infermiera, è entrata nel monastero delle monache trappiste a Vitorchiano, Roma. Si è fermata due anni, secondo le sue stesse parole, nonostante un clima molto bello, è uscita. La ragione? Non aveva ancora incontrato Gesù vivo. Un giorno, per caso, andando a trovare una suora a Brno, ha partecipato ad un incontro di evangelizzazione della Koinonia Giovanni Battista, organizzato dalla religiosa, sua amica. Ha incontrato Gesù vivo e il seme della chiamata alla verginità è immediatamente rifiorito e continua tutt’ora a vivere e a germogliare in lei. Fa parte della Koinonia da 20 anni. Attualmente è priora dell’oasi di Litice vicino a Pilsen in Repubblica Ceca.

Articolo tratto dalla rivista periodica della Koinonia “il KeKaKò”