La Madre

Figure della Bibbia

La festa del Natale, nel suo intimo, sfida ogni forma di routine e invita la ragione umana ad arrendersi di fronte all’ardente cuore di Dio che sempre e in tutti i modi vuole raggiungerci. Già i Profeti si sintonizzavano con questo cuore infuocato ma Dio sorprende anche loro e, per questo, non parlano più: oggi il Signore Dio si fa Emmanuele. Egli entra nella storia come uno di noi, tanto da suscitare una donna del suo tempo ad alzare la voce e dirgli: “Beato il grembo che ti ha portato e il seno da cui hai preso il latte!”. Gesù dà una sentenza in risposta a questa donna, ma prima di ascoltarla, cerchiamo di cogliere, con l’aiuto del profeta Geremia, il salto di qualità tra la maternità di Eva, la madre di tutti i viventi, e quella di Maria, la Madre di tutti i credenti.

Geremia un giorno, obbedendo alla parola del Signore, scese nella bottega del vasaio e lo trovò con le mani sporche d’argilla, intento a modellare un vaso a suo piacimento. Il Signore quindi si rivolse al profeta con queste parole: “Ecco, come l’argilla è nelle mani del vasaio, così voi siete nelle mie mani, casa d’Israele” (Ger 18,6). In questa icona così suggestiva contempliamo la fedeltà e la pazienza del vasaio nei confronti della sua creatura e nonostante il venir meno dell’argilla, tra i due, il legame resta infrangibile. Ma per il Vasaio questo non era abbastanza, c’era ancora troppa distanza tra lui e il vaso e, per questo, bisognava escogitare qualcosa; e così, nella sua creatività, progetta l’inconcepibile: decide di farsi argilla! Se Eva, come dice la Scrittura, fu plasmata a partire da una costola di Adamo, niente meno che dalle mani del Vasaio, adesso, la vergine madre, unica tra le donne, tiene in mano e stringe tra le braccia il Vasaio. Il rapporto tra creatore e creatura non è più lo stesso. Torniamo allora alla risposta di Gesù: “Beati piuttosto coloro che ascoltano la parola di Dio e la mettono in pratica!” (Lc 11,27-28) Egli ci introduce così in una dimensione nuova nella quale non solo è possibile, ma perfino necessario che io, tu e noi tutti abbiamo questa esperienza di fecondazione, gravidanza e finalmente di parto, prendendo così parte anche alla beatitudine della Madre.
Il Natale è la festa della nascita dell’uomo nuovo dentro di noi e in mezzo a noi; è la festa della famiglia divina che scende a noi per elevarci e renderci familiari di Dio. Oggi si restaura la relazione intima tra il Creatore e la creatura e diviene più intensa di quando Dio passava per il giardino dell’Eden e parlava con Adamo ed Eva in piena familiarità.
I gemiti di questo bambino infrangono il silenzio dell’isolamento generato dal peccato, il suo sguardo indifeso ci fa sentire sicuri, la sua presenza in una mangiatoia ci conferma che c’è un posto per ciascuno di noi: non siamo qui per caso. La sua vulnerabilità attesta che qualcuno dall’alto custodisce i nostri passi. Il suo bisogno di famiglia grida al nostro cuore: “Io sono con te! Non ti lascerò e non ti abbandonerò”. Oggi le braccia aperte di questo bambino ci invitano ad accoglierlo senza riserve e il suo sorriso ci spinge ad andare senza paura e annunciare la pace che il mondo non può dare. Quale migliore augurio se non che il seme di pace della Parola di Dio fecondi i nostri cuori e cresca moltiplicandosi: buona gravidanza a tutti!

Giuseppe De Nardi

Articolo tratto dalla rivista periodica della Koinonia “il KeKaKò”