È Dio che ha deciso di venire incontro a noi

“Ricordati di tutto il cammino che il Signore tuo Dio ti ha fatto percorrere in questi quarant’anni…” (Cfr. Dt 8,2).

Questo versetto interpreta molto bene quale deve essere un nostro atteggiamento di fede: la memoria di quello che eravamo e di quello che Dio ha fatto per noi. Da questa memoria dipende la nostra fedeltà. Per questo il testo biblico continua invitando ad osservare i comandi del Signore ed a camminare nelle sue vie con timore (Cfr. Dt 8,6).
Penso che la fedeltà tragga origine da questo sguardo retroattivo, carico di verità e di umiltà. Ricordare come eravamo e ciò che abbiamo ricevuto ci apre alla gratitudine, ci guarisce da ogni pretesa, ci rende forti nelle difficoltà e ci conferma nella speranza dell’adempimento delle promesse.

Una cecità verso ciò che eravamo produce solo ribellione, illusione e divisione; si diventa amari, pretenziosi e alla fine disperati perché non ci si fida più di Dio, ma solo delle nostre effimere forze.

In ogni periodo della nostra vita dobbiamo ricordarci che è Dio che ha deciso di venire incontro a noi offrendo se stesso; non siamo noi che meritiamo qualcosa. Se Dio non ci avesse visitato, non saremmo stati liberati dai nostri peccati.
Ognuno di noi è stato visitato attraverso la comunità e nella comunità continua ad essere visitato dal dono di Dio. Per rendersene conto basta fermarsi e guardare come eravamo. Se eravamo migliori, allora ha senso abbandonare subito il cammino, ma se invece ora siamo migliori, allora vale la pena continuare.
Essere fedeli dipende da uno sguardo grato per quello che abbiamo ricevuto.
Più che mai è urgente recuperare una mistica della memoria, come Maria che custodiva, ricordava le promesse ricevute, attenta agli eventi della vita (Cfr. Lc 2,51).

La cecità sempre provoca come ultima conseguenza, non solo l’abbandono, ma un abbandono carico di false giustificazioni il cui segno è l’accusa ai fratelli. “Dato che l’altro è cattivo, allora è lecito lasciare…”: è la classica frase per mettere a tacere il cuore che chiede di riconoscere il dono di Dio che abbiamo ricevuto.

Ci serve un collirio per ungere i nostri occhi non per vedere il futuro, ma il passato. Infatti una visione senza memoria è idolatria.
Prendiamo un tempo per fermarci, vedere, ringraziare e riprendere forza per continuare nel cammino koinonico.
Suggerisco che ogni giorno tu possa ricordare come eri e che cosa Dio ha fatto in te.
A tutti auguro una buona memoria.

Alvaro Grammatica

Articolo tratto dalla rivista periodica della Koinonia “il KeKaKò”